Storia

L’Arcidiocesi di Pescara–Penne comprende  135 parrocchie e 11 chiese non operanti, divise in 41 Comuni, compresi fra le province di Pescara e di Teramo. L’attuale assetto risale al 1949, quando  Pescara fu elevata a diocesi  con il titolo di Diocesi di Penne-Pescara, nello stesso anno Atri passava con la Diocesi di Teramo – Atri.

Nel  1982 avviene l’ultima riorganizzaizone che porta alla nascita dell’Archidiocesi Metropolitana di Pescara-Penne.

Nel suo territorio sono presenti quattro Santuari, tre all’interno della città di Pescara, la Basilica della Madonna dei Sette Dolori,  il Santuario del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria  e il Santuario della Divina Misericordia, uno  a Pscosansonesco, il Santuario del Beato Nunzio Sulrpizio.

Le origini

Le notizie sull’origine della diocesi di Penne sono molto poche, soprattutto perché mancano dati certi dall’archivio che già nella metà del XIX secolo risultava molto depauperato e non ordinato.

Nel 1847 il vescovo Vincenzo d’Alfonso aveva trovato l’archivio vescovile in abbandono e in disordine, tanto da nominarne direttore don Vittorio Pandelli, perché potesse risistemarlo.  “L’Ughelli, il Biondi, I’Antinori ed altri storici e geografi gran messe trovarono di antichi diplomi e di bolle nella Curia vescovile di Penne, che da tutti fu predicata come una delle più ricche di preziose memorie in tutto il reame di Napoli, ed ora nella confusione di vetusti documenti e nella trascuranza totale che si ebbe per molti secoli a conservarli, rimane un tesoro nascosto e di molto depauperato a mettersi in luce… fu savio intendimento di Monsignor Don Vincenzo D’Alfonso di sgomberare il magazzino di antichi documenti e di comporre una deputazione di chierici esperti ed attivi a svolgerli uno per uno con l’assistenza del cancelliere, a dividerli nelle varie categorie e suddividerli nelle specie convenienti. Volle che dei diplomi e delle bolle e delle memorie storiche si formasse una particolare raccolta, per farla decifrare da un Archeologo e Paleografo, e registrare in un libro per qualunque bisogno si avesse a farne riscontro” [1].

Sappiamo che la Cattedrale di Penne disponeva di un Tabularium che dal IX al XV secolo aveva raccolto molti degli antichi documenti i quali, dopo la caduta di interesse da parte degli storici ed eruditi del Seicento, iniziarono ad essere dispersi, a causa dello stato di conservazione delle carte, spesso già molto deteriorate, e a causa della   divisione ,  avvenuta già nel XII secolo, dell’archivio del Capitolo delle Cattedrale da quello della cancelleria episcopale. Tutto questo causò la perdita delle testimonianze sui periodi più antichi dell’istituzione ecclesiale di cui rimangono oggi nell’Archivio Storico solo pochi documenti.

L’interesse per l’archivio diocesano e, quindi per la storia della diocesi, inizia nel XVI secolo, quando alcuni eruditi del tempo si dedicarono alla trascrizione dei documenti antichi. Il chierico Nicola Giovanni Salconio trascrisse dagli originali alcuni documenti nel suo Privilegiorum immunitatum, fra i quali risultano 21 documenti papali compresi fra il 1059 e il 1191,  originali che  già il Kehr alla fine dell’800, non aveva avuto più modo di visionare.

Nel XVII secolo fu la volta del Trasmondi, un altro erudito locale, che raccolse le parti più interessanti dello scritto del Salconio ne La Fenice Vestina, e di Nicolò Toppi autore di Scritti vari, due libri dei quali, il IV e il V furono dedicati ai documenti della Diocesi di Penne.

A quanto riferisce Alfonso Di Vestea, secondo Ughelli  che attesta la serie dei Vescovi pennesi grazie alla diretta consultazione degli Archivi Vaticani, la chiesa aprutina ha origine nei tempi apostolici, nel Martirologio Romano si legge che S. Patras, uno dei 72 discepoli nominato da Gesù, portò il Vangelo in Penne per mandato dell’apostolo Pietro, divenendone il primo Vescovo.

Questa origine  antica è ribadita da molti Vescovi nelle  loro Pastorali, il vescovo Giuseppe Spinucci ( 1668-1695), ad esempio,  nelle Costituzioni Sinodali, riporta una Bolla di Papa Paolo III del 1539 nella quale si fa riferimento della diretta dipendenza della chiesa di Penne dalla Santa Sede.

Una testimonianza diretta dell’antichità della diocesi  è data dalla presenza del Vescovo Romano al primo Concilio di papa Simmaco nel 499 in qualità di Ecclesiae Pitinarum Episcopus,  di Pitino, località della Valle Siciliana, era vescovo  lo stesso vescovo di Penne che aveva giurisdizione anche sulla chiesa di Santa Maria di Ronzano,  fino al IX secolo, quando Carlomagno fissò il confine settentrionale  della diocesi  al fiume Vomano, annettendo la chiesa all’Abbazia di San Quirico. La notizia trova riscontro in una Bolla di papa Lucio III del 22 dicembre 1183 che in merito alla controversia tra i vescovo di Penne Oderisio e l’abate di San Quirico, riconosce al Vescovo il diritto di visita sulle chiese di Santa Maria di  Ronzano e di San Giovanni di Isola del Gran Sasso, oltre alla facoltà di esigere dai cappellani il cattedratico; gli vengono inoltre confermati i privilegi sulla chiesa di San Quirico e si stabilisce che i presbiteri della stessa prestino giuramento a Penne. Il vescovo Vincenzo D’Alfonso ( 1846-1874)  per ricordare le origini della diocesi pennese, volle nel 1850, realizzare la sala degli Stemmi  all’interno del palazzo Vecovile.

Il documento più antico che si è conservato è un diploma di Ottone I, datato 4 maggio 968, con il quale vengono confermati  al vescovo Giovanni l’investitura, il beneficio che gli permetteva di esercitare pieno potere sulla città di Penne, e l’immunità fiscale e giudiziaria.

Lo stesso diploma funge da fonte indiretta in quanto al suo interno si fa riferimento ai   predecessores  di Giovanni e quindi al fatto che la diocesi già esistesse.

Riferito all’ Episcopatum Pinnense è da considerare un diploma datato 13 gennaio 837 di Lotario I e uno ancora precedente di Carlomagno  del 764, che dovrebbero costituire i riferimenti citati nel diploma di Ottone [2]. Infatti secondo la tradizione riportata da Ughelli fu Carlo Magno  a fare di Penne il capoluogo di tutta l’area tra il Vomano e il Pescara affidata alla diretta giurisdizione del Vescovo. Il vescovo Amodeo (817-835) risulta infatti presente alla consacrazione del figlio di Lotario, Ludovico, nell’817 e  nell’844 il vescovo Giacomo sarà fra i messi imperiali di Lotario presso Papa Sergio.

Dal vescovo Romano all’812 mancano riferimenti ai vescovi dei Penne.

L’importanza delle diocesi si accresce grazie ad una serie di episodi fra i quali la traslazione dei resti del martire Massimo Levita nella chiesa cattedrale, ad opera del vescovo Giraldo nell’868, la fondazione dell’abbazia di San Bartolomeo di Carpineto nel 962 sotto il vescovo Giovanni, ad opera del conte di Penne Bernaro di Liundo,   di S. Maria di Picciano nel 1049 [3] e di Santa Maria di Civitella Casanova  nel 1190 con il vescovo Ottone.

Nel 1252 la giurisdizione dl vescovado pennese passa anche in territorio atriano come riporta una Bolla del cardinale Pietro Capazio, legato di Papa Innocenzo IV con la quale comunicava agli atriani la loro nuova sede di riferimento, comprendendo nella sua giurisdizione anche le Abbazie di San Giovanni in Venere e di San Giovanni in Cascianello.

La fondazione del Capitolo della cattedrale sembrerebbe risalire al periodo carolingio, secondo quanto riportato in una pergamena conservata nell’archivio capitolare letta da Ughelli.

Datata al  1140 rimane una descrizione della diocesi fatta da Innocenzo II il quale ne fissò i confini dal  Vomano al Pescara, compresi Loreto, Montesilvano, Città Sant’Angelo, Atri, Pianella, Moscufo, Civitaquana e Catignano[4].

La diocesi infatti comprendeva un territorio corrispondente come estensione a quello del comitato pennese; fin dal VI secolo l’Abruzzo apparteneva al Ducato di Spoleto e nel 843 venne ad opera dei Carolingi reso autonomo, con la fondazione della Contea dei Marsi, questa situazione durò fino a quando, con la conquista da parte dei Franchi nel IX secolo, i sette gastaldati in cui era divisa la contea divennero comitati, Rieti, Amiterno, Forcona, Marsica, Valva, Penne e Chieti. Nel 926 ad opera di Ugo di Provenza i sette gastaldati vennero divisi in due regioni  Penne e Chieti le quali,  aggiunto più tardi anche Teramo, furono affidate al conte Attone.

In questa area la civitas Pinnensis ricoprì un ruolo importante, soprattutto per la presenza del vescovo.

A Penne le prime notizie sulla diffusione del cristianesimo sono riferibili forse già al III secolo d.C. , come in altre località della regione, anche se i vescovi vi sono attestati a partire da VI secolo d.C.[5].

La cattedrale di San Massimo

L’edificio della cattedrale, dedicata alla Beata Vergine Maria e  a San Massimo di epoca altomedievale, risulta nominato per la prima volta nel 1052 in una bolla di papa Niccolò II e la dedica a San Massimo rappresenta essa stessa una testimonianza della diffusione del cristianesimo in Abruzzo in quanto egli sarebbe stato uno dei cristiani martirizzato ad Aveia durante la persecuzione dell’imperatore Decio , nel III secolo d.C.[6]

Nel 968 la Cattedrale risulta munita di “ omnibus ecclesiasticis utilitatibus” ; con un instrumentum Beraldo il 10 dicembre 1254 concede lasciti alla Cattedrale “ ad honorem Dei necnam Beati Maximi Martyri Patroni nostri” mentre Clemente VIII accorda l’indulgenza plenaria a chi, confessato e comunicato, visita al cattedrale la prima domenica del mese di maggio, festa di San Massimo.

Alla  Cattedrale fu annesso un palazzo di abitazione e un Seminario iniziato dal vescovo Giacomo Guidi e completato da vescovo Odescalchi nel 1570. Altri vescovi si occuparono dell’ampliamento degli edifici e della diocesi, fra cui Silvestro Andreozzi che aumentò le rendite fino ai vescovi più recenti Morticelli ( 1890-1905) e Pansa ( 1911- 1948) .

La diocesi di Penne

Nel X secolo la diocesi di Penne aveva esteso la sua giurisdizione anche sul territorio di Atri, la quale, nel 1252 fu eretta a diocesi da papa Innocenzo IV e fu unita alla diocesi di Penne. Tale situazione durò fino al 1949, quando,  con l’elevazione di  Pescara a diocesi, con il titolo di Diocesi di Penne-Pescara, Atri passerà nella diocesi di Teramo; l’ultima trasformazione è invece del 1982 con l’elevazione ad Archidiocesi Metropolitana di Pescara-Penne[7].

Documenti del XVI secolo mostrano una diocesi  che comprendeva 9 monasteri e varie Confraternite, un attivo Seminario e un Ospedale, oltre ad una vasta serie di possedimenti immobili. Una relazione  del vescovo Francesco Massuzio del 1650, poco dopo la sua elezione, individua con precisione le 76 “terre” soggette alla Diocesi [8], diverse da quelle comprese nella  estensione moderna. Ancora nel 1681 il vescovo  Giuseppe Spinucci si adopera per assolvere ai suoi doveri secondo quanto stabilito nel Concilio di Trento riordinando la diocesi attraverso l’attuazione di  varie attività religiose e laiche.

La diocesi di Penne – Atri nell’anno 1879  comprendeva circa 130.000 abitanti,  93 chiese parrocchiali e  5 monasteri, oltre al seminario  che ospitava 23 studenti, all’interno delle sue chiese erano preziosi tesori di pittura, scultura  e arti minori in gran parte giunti ad oggi.

Le notizie desunte dalle fonti storiche e archivistiche vengono in gran parte confermate dalle ricerche archeologiche svolte nell’area del Colle del Duomo e dai materiali reimpiegati nei muri della Cattedrale o conservati all’interno del Museo Diocesano.

Il IV secolo rappresenta il periodo nel quale la diffusione del cristianesimo promuove la costruzione di edifici dedicati al culto, e appare per Penne sembra possibili ipotizzare una origine tardo antica della Cattedrale, grazie alle indagine archeologiche svolte su Colle Duono negli ultimi decenni.

Da una relazione di Giovanni Battista Leopardi si apprende che durante i lavori di ricostruzione della cattedrale nel 1951, in seguito al danni causati dai bombardamenti del  1944, fra i materiali furono rinvenuti numerosi mattoni  di epoca romana, bollati con i nomi delle divinità pagane, simili a quello murato nella facciata esterna del Seminario, contemporanei delle colonne reimpiegate all’interno della cripta della cattedrale. Tali ritrovamenti confermano l’uso di riutilizzare materiale di spoglio degli edifici pagani per la costruzione delle  nuove chiese cristiane a partire soprattutto dalla seconda metà del IV secolo d. C. Dallo studio dei frammenti scultorei conservati nel Museo Diocesano si può affermare che essi siano risalenti ad un periodo compreso fra il VII e l’VIII sec. d.C., testimoniando la presenza di un luogo di culto precedente il IX secolo, epoca alla quale risale l’altare dedicato dal vescovo Giraldo per custodire le reliquie di San Massimo.

Allo stesso periodo altomedievale ( VI- VIII sec. d.C.) sono riconducibili alcune sepolture rinvenute negli scavi del 1992-1995 al piano terra del Palazzo Vescovile e a lato della Cattedrale, oltre ad un frammento, rinvenuto durante i lavori del 1951, recante una iscrizione cristiana: hic requi/    e    scit/    f     ilius q(uondam)     Eu    sebii, la cui datazione, dall’analisi paleografia,  potrebbe anche essere collocata al V secolo.  Sempre dagli scavi archeologici sono riemersi resti di due murature antiche, realizzate con materiale di reimpiego  e databili ad epoca altomedievale, la prima allineata con il muro perimetrale ovest della Cattedrale, la seconda allineata con una serie di strutture all’interno del palazzo Vescovile nel margine nord.

I risultati degli scavi archeologici testimoniano, dunque, la presenza di un impianto cultuale riferibile ad epoca tardo antica- altomedievale, periodo nel quale era consuetudine raggruppare le sepolture introno ad un edificio sacro, in questo caso la prima Cattedrale.

Fra VIII e IX secolo l’originaria  chiesa dovette subire importanti lavori di ampliamento, ne sono testimonianza i bassorilievi,  e i plutei del vescovo Giraldo dell’868, rinvenuti all’interno dell’altare di Oderisio. Altre fasi edilizie sono da collocare fra XI e XII secolo, epoca alla quale risale la mostra decorata della porta alla base del campanile. I frammenti scultorei ornati da girali vegetali sono stilisticamente confrontabili con il portale della chiesa di San Clemente al Vomano e della chiesa di San Giovanni ad Insulam, il frammento in basso a destra, invece, ricorda da vicino gli elementi scultorie dell’Abbazia di San Clemente a Casuria. I fregi della mostra potrebbero far parte del programma di rinnovamento della Cattedrale promosso dal Vescovo Oderisio ( 1161-1188) che fece realizzare anche il grande rosone, ricollocato in facciata durante i restauri del 1951. L’attuale altare del Duomo riporta sul fronte l’iscrizione dedicatoria ODERIISIUS PENNENSIS EPS SCD … ALTARE FIERI FECIT. Ad un elemento di arredo, forse un ambone, dovrebbero essere pertinenti i quattro plutei con la raffigurazione dei simboli degli Evangelisti, oggi conservati nel Museo Diocesano.

 

Vescovi

San Patras

Romano presente nel Concilio Romano di Papa Simmaco nel 498

Amodeo 817-835

Garibaldo I ricordato nell’840

Giacomo 844

Elmanno  citato in una lettera di Papa Nicola I nel 862

Grimoaldo I 867

Giraldo 868

Garibaldo II 875

Elmorino Omerino Nelmorino 910

Guidolfo 962

Giovanni 963- 983

Berardo 1057

Giovanni Falertano 1057-1061

Pampo 1061-1070

Giovanni III 1071

Eriberto 1072-1112

Grimoaldo III 1115-1155

Oderisio 1164-1190?

Ottone 1190-1200

Gualterico o Gualterio 1200- 1210

Anastasio de Venatiis 1212- 1221

Gualterio II 1221-1223

Pietro d’Orvieto 1223-1234

Ottavio Maiastino 1236

Raniero o Ruggero 1240

Berardo Rainense 1252- 1260

Giovanni IV 1260- 1263

Gualterio III 1264-1284

Leonardo 1285- 1301

Berardo 1302-1321

Raimondo 1321- 1324

Guglielmo 1321-1325

Nicolò 1326-1352

Marco Ardinghelli 1352-1361

Gioiso ??

Bernabone 1370

Agostino  1387- 1390

Pietro Staglia 1391-1393

Antonio de Petrucci 1393-1411

Pietro 1411- 1413

Giacomo de Turdis 1413-1419

Delfino Gozzadini 1420-1433

Giovanni de Palena 1433-1454

Giacomo Benedetti 1454-1455

Amico Bonamicizia 1456-1462

Antonio Probi 1462- 1482

Troilo Agnesio 1482

Matteo De Iudicibus 1485

Felino Sandei 1495- 1502

Niccolò Piccolomini  1502-1503

Battista Valentini 1503-1513

Valentino Valentini 1514-1550

Leonello Cibo 1551-1554

Tommaso Controviero 1554- 1561

Giacomo Guidi 1561-1568

Paolo Odescalchi 1568-1572

Giovan Battista De Benedictis 1572- 1591

Orazio Montani 1591- 1598

Tommaso Balbano 1599-1621

Silvestro Andreozzi 1621-1648

Francesco Masucci 1648-1656

Gaspare Burgi 1657-1671

Esuperanzio Raffaelli 1661-1678

Giuseppe Spinucci 1668- 1695

Francesco Maria de Rossi 1696-1698

Fabrizio Maffei 1698- 1723

Francescantonio Bussolini 1723- 1746

Innocenzo Gorgoni 1746-1755?

Gennaro Perrelli 1755-1761

Maria Giuseppe de Leone 1762- 1779

Bonaventura Calcagnini 1777-1797

Nicolò Franchi 1805- 1815

Domenico Ricciardoni 1818-1845

Vincenzo D’Alfonso 1845-1874?

Luigi Martucci 1874- 1889

Giuseppe Morticelli 1890-1905

Raffaele Piras 1906-1911

Carlo Pansa 1911- 1948

Benedetto Falcucci 1949-1959

Antonio Iannucci 1959- 1990

Francesco Cuccarese 1990-2005

Tommaso Valentinetti 2005-

 

 

[1] Archivio Storico Penne
[2] Pellegrini-Paciocco, 1992, pag. 25.
[3] Pellegrini 1988, pp.61-74.
[4] Faraglia, 1997, pp.85-90; Melchiorre 2003, pag. 46.
[5]Monachino 1968, pp. 79-102.
[6] Staffa 2010, pp.276-280.
[7] Lettieri 1979, pp.165-168.
[8] Lettieri 1999, pp.32-36.